Intervista Ilario Montesi
Sentieri di luce – ascesa verso l’amore puro
Per la rubrica Incontro con l’autore, vi proponiamo il nuovo libro di Ilario Montesi che presenterà la terza edizione riveduta, corretta e ampliata del suo libro dedicato allo sciamanesimo intitolato “Sentieri di luce – ascesa verso l’amore puro”.
Benvenuto dott. Montesi… e grazie per aver accettato il nostro invito.
Grazie a voi per darmi questa occasione di trasmettere ad altri alcune mie esperienze e di poter, così, forse essere di un qualche piccolo aiuto a chi sta ancora cercando di attribuire uno scopo alla propria vita. Non potrei definire il mio libro dedicato allo sciamanesimo, bensì il frutto di esperienze maturate nella seconda parte della mia vita, iniziata con l’avvicinamento allo sciamanesimo. Quanto con quest’occasione desidero chiarire, è che la mia entrata nel mondo dello sciamanesimo è stata solo il primo passo di un lungo percorso che mi sta portando ad una in parte ancora latente spiritualità.
Incontro con l’autore – Ilario Montesi
Prima di entrare nel vivo dell’argomento e presentare come si conviene il suo libro, vorrei che ci dicesse qualcosa di lei. Chi è Ilario Montesi?
Un ex-industriale che a metà del cammin della propria vita, invece di ritrovarsi in una selva oscura – e dopo molto peregrinare – si è ritrovato in una radura luminosa.
Lei ha scritto un poderoso saggio dedicato allo sciamanesimo, giunto ormai alla 3° edizione. Nel corso di questi anni di “scrittura”, ha avuto modo, come ammette lei stesso, di completare, integrare, chiarire, correggere, tagliare specifiche sezioni del libro per meglio far comprendere questa antica e forse poco conosciuta disciplina. E allora le chiedo… come mai questo amore così grande verso un tema, da qualcuno considerato controverso?
Non lo definirei un poderoso saggio, tutt’altro: ben altri e molto più validi sono i testi sull’argomento scritti da ben più validi autori. Nel mio caso, lo sciamanesimo è solo stata una ottima (ma non è l’unica) via da percorrere per cercare di arrivare a mete più alte. Mi scusi la franchezza, ma ritengo che l’argomento dello sciamanesimo possa essere considerato controverso solo da chi non abbia sufficientemente approfondito il tema. Il mio non è stato amore ma un felice ritorno alle origini, attraverso percorsi seguiti in vite precedenti.
Lei afferma, citando Petrarca che “non è possibile eguagliare con la parola ciò che a stento si intuisce con il pensiero”. Mi viene in mente un’affermazione di San Paolo, il quale rapito al terzo cielo diceva che “lingua non può narrare quanto di straordinario aveva visto nelle amenità del Paradiso”. C’è qualcosa che lega queste due citazioni.
Concordo in pieno, si tratta di esperienze per descrivere le quali le parole, unico mezzo di comunicazione tra umani, non sono assolutamente sufficienti: occorrerebbe poter riuscire a comunicare telepaticamente. Unica via è l’esperienza vissuta, come il raggiungere la fede con certezza.
Nell’introduzione del suo libro c’è un condensato di ciò che il lettore incontrerà durante questo itinerario nel mondo dello sciamanesimo. Lei afferma che: “È stato grazie a questa pratica che in me si è risvegliata… un’attrazione verso le nostre radici più profonde che – aggiunge ancora – ho compreso siano raggiungibili solo con una assidua e costante ricerca di un contatto con la natura e, attraverso di essa, con l’essenza dell’Amore, del Divino. Ma perché noi dovremmo cercare questo genere di amore proprio nella natura? Non è forse vero che il Creatore di tutte le cose è onnipresente e lo possiamo trovare anche nella solitudine e nell’isolamento della nostra cameretta?
Verissimo, ma un intimo contatto con la natura è solo una delle strade da perseguire per raggiungere mete superiori; però, come dico nel libro, non è l’unica. Importante è il riuscire ad isolarsi, anche in mezzo alla gente.
Incontro con l’autore – Ilario Montesi
Lei afferma che con questo libro ha tentato di dare una spiegazione razionale a ciò che apparentemente è irrazionale e di aver compreso come avvengano molti dei miracoli compiuti dagli Esseri Superiori. Ma a cosa si riferisce esattamente con questo termine? Chi sono gli Esseri Superiori a cui lei fa riferimento?
Vero il primo punto ma, se me lo consente, non ritengo che il termine “esattamente” possa essere applicabile nel campo irrazionale: l’unica spiegazione che mi viene da dare è che, a quanto mi risulta, nella maggior parte dei casi sia una questione di ristabilimento di equilibri perseguibile soltanto da Chi abbia i mezzi per farlo. In un’ottica sciamanica, miracolo non è quando dopo una certa preghiera o meditazione un miglioramento avviene, bensì quando NON avviene. Viene cioè dato come scontato che il cosiddetto miracolo avvenga.
Lei afferma giustamente che travisare o strumentalizzare i contenuti di una specifica dottrina per fini di potere o per alimentare guerre e interessi privati è pura blasfemia. E su questo punto credo che molti di noi siano d’accordo. Ma a cosa si riferisce esattamente?
Tanto per dare alcuni esempi, mi riferisco alle cosiddette guerre sante, che siano le crociate o le guerre di conquista nel Centro e Sud America oppure quelle nei vari secoli portate avanti nel nome dell’Islam.
In un altro punto dell’ampia introduzione al suo libro lei scrive che i suoi appunti (forse è un po’ riduttivo definirli così visto che si tratta di un contenuto a nostro giudizio davvero completo sull’argomento sciamanesimo) “non sono certo estratti di verità assolute”. Lei in qualche modo ha solo voluto esprimere un invito, offrire uno spunto di riflessione sulla realtà del mondo che viviamo. Leggendo questa sua affermazione mi viene in mente il francese Lacordaire, citato anche da Messori nel suo “Ipotesi su Gesù”, il quale scriveva che non intendeva certo convincere nessuno riguardo alla sua ipotesi ma condividere semmai una verità più alta. Ritiene che questo concetto possa applicarsi anche al suo libro?
Decisamente sì, il mio libro è solo un invito a riflettere sulla direzione verso la quale ci dovremmo muovere e a non sprecare il nostro tempo prezioso, nel peggiore dei casi, in vuoti passatempi. La nostra vita è comunque troppo breve per consentire alla nostra anima di raggiungere la purezza. Ciò affermando, non faccio che accodarmi a quanto affermato da un enormemente più autorevole personaggio del passato: san Bernardo di Chiaravalle.
Incontro con l’autore – Ilario Montesi
Spesso fa riferimento ad autori di altre religioni e mette in risalto anche molti esegeti cattolici citando passi di autori come San Paolo, San Bernardo di Chiaravalle, l’apostolo Matteo. Lei che rapporto ha con la dottrina cristiana, ritiene che essa possa in qualche modo saturare la grande sete di spiritualità dell’uomo d’oggi?
Penso di avere un ottimo rapporto con l’essenza della dottrina cristiana, ma non come viene oggi praticata. Nella sua essenza ricorda molto il Buddismo ma la ritengo superiore, in quanto è basata non solo sull’amore raggiunto cercando di congiungerci con il Divino ma, in più, è anche basata sul perdono. Lei mi chiede se ritengo che la dottrina cristiana possa in qualche modo saturare la grande sete di spiritualità dell’uomo di oggi: a mio parere e come viene oggi praticata, la mia risposta non può che essere negativa. La sua decadenza è iniziata con l’imperatore Costantino che nel sesto secolo l’ha deviata su un percorso temporale, l’ha cioè maggiormente indirizzata sul materiale. Da allora, a parer mio è iniziato il suo allontanamento dalla spiritualità, che ha toccato il suo apice con la decadenza dei papati medievali ed è poi sfociato nell’Inquisizione: il disgusto provato da papa Celestino, che poco dopo la sua nomina ha subito abdicato, ne è un classico esempio. In tempi più recenti la Chiesa ha iniziato a risollevarsi e oggi stiamo assistendo agli sforzi di papa Francesco, peraltro tuttora fortemente contrastato dalle frange più conservatrici. Lo sviluppo dell’iconografia, che sotto altri aspetti ci ha lasciato eccellenti opere, sempre a parer mio ha fortemente influito, ma in modo negativo, sulla diffusione dell’accettazione, sotto sembianze umane, di entità spirituali: la cappella Sistina ne è un classico esempio. Se sommiamo quest’aspetto alla decadenza nella quale la Chiesa era scaduta, non meraviglia che lungo sia il percorso di recupero che era ed è da percorrere, non certo superabile con le sole chitarre in chiesa. In questo ha avuto ragione Maometto con la iconoclastia islamica.
Più oltre lei scrive che… cito testualmente “tutti i mali, nel campo fisico piuttosto che energetico o spirituale, sono addebitabili a squilibri mentre all’opposto, in pieno equilibrio ed in totale assenza di vibrazioni, troviamo solo la Fonte Prima, l’Amore supremo”. A quali tipi di squilibri si riferisce?
Ad ogni tipo di squilibrio; fisico, energetico e spirituale. Ogni tipo di squilibrio andrebbe curato con il riequilibrio, eliminando la perturbazione all’origine dello squilibrio. Similmente a quanto avviene con l’acqua del mare: le onde si formano sotto l’azione del vento ma, una volta che codesto cessa di soffiare, il mare torna piatto. Per la sua stessa essenza, oltre al mondo divino anche quello sciamanico (ai suoi livelli superiori) non può che essere permeato d’Amore, massima manifestazione di carità e di armonia: l’armonia porta al benessere, la disarmonia porta al malessere. Ma all’armonia, anzi all’Armonia con la A maiuscola, si arriva attraverso l’Amore incondizionato. L’Amore immenso/Armonia è il pilastro, è il legante sul quale si basa tutto, ne consentono l’equilibrio, il bilanciamento, sia nel micro che nel macrocosmo.
Ho notato che lei dedica uno spazio considerevole alla teoria della reincarnazione, specificando che essa, nei primi secoli della Chiesa cattolica (credo fino al V secolo), era accettata. Ci riferiamo al Concilio di Costantinopoli in cui Origene aveva formulato tale teoria poi rigettata dal Magistero ecclesiastico. Non vogliamo certo aprire una polemica su questo argomento, ognuno ha la sua idea e dobbiamo rispettare il parere di tutti ma una domanda me la conceda. Perché lei ritiene che la teoria della reincarnazione sia valida anche per l’uomo del Terzo Millennio?
Lungi da me il negare la libertà d’opinioni e se uno è convinto che la terra sia piatta, non sta a me convincerlo del contrario. Non posso però sottacere che in una fase appena un po’ avanzata dei corsi sullo sciamanesimo si impara ad entrare nel regno dei defunti: ma quando lo si fa, è imperativo non disturbarli minimamente, rimanendone spettatori. Quando quindi parlo della vita “oltre”, mi limito a riportare esperienze realmente vissute, trasmettendole per evitare ci si comporti come quel bambino che solo per il fatto che tenga gli occhi chiusi sia convinto del fatto che nessuno lo veda. Certe convinzioni tuttora sussistono semplicemente in quanto circa sedici secoli fa ciò è stato sostenuto da un paio di uomini unicamente interessati al potere: mi riferisco all’imperatore Costantino, che nel 553 ha indetto un concilio, anticipato da un editto, che di punto in bianco ha messo al bando e dichiarato eretici coloro che sostenevano il principio della reincarnazione. Quello stesso anno tale concilio è poi stato ratificato da papa Vigilio unicamente per ragioni diplomatiche e da allora la Chiesa, avendo a parer mio ben altre pecche da farsi perdonare, ancora lo sostiene ufficialmente. Del resto nell’oriente, culla di molte religioni, la reincarnazione ancor oggi non è nemmeno messa in dubbio.
Incontro con l’autore – Ilario Montesi
Dopo questa ampia introduzione ci racconti un po’ delle sue esperienze nella cultura sciamanica. Partiamo dalle origini. Quando l’ha scoperta e in quale occasione si è deciso ad approfondire tale pratica che, mi corregga se sbaglio, può essere definita come un vero e proprio percorso spirituale?
Non sbaglia affatto. Per me è stato un ritorno alle mie origini, seguendo il mio kharma: come spiego nel libro, un susseguirsi di coincidenze, dal mio concepimento in poi. Einstein diceva che le coincidenze sono un modo di apparire di Dio quando vuole mantenere l’ignoto: convengo in pieno. Il mio avvicinamento allo sciamanesimo è stato un tramite per tornare al cristianesimo e poi alla sua essenza: il tutto è avvenuto seguendo un filone unico: il proseguimento del mio percorso spirituale iniziato millenni fa, che i buddisti chiamano samsara e che spero non lontano dalla sua conclusione, anche se non vicina.
Lei giustamente parla di amore e di distacco dalle cose periture, materiali, cercare di allontanarsi dal frastuono del mondo e immergersi nel silenzio per trovare Dio, la sua essenza, L’UNO come ama chiamarlo lei, facendo eco a numerosi altri autori che l’hanno preceduta. Però, come lei stesso sottolinea nel suo libro, non si tratta di un amore carnale, terreno, inficiato dalla materialità del mondo ma di qualcosa di più elevato, ciò che io amo definire “AMORE SOPRANNTURALE”. Lei è d’accordo con questo concetto? Cosa ne pensa a riguardo?
Perfettamente d’accordo, ma una risposta esauriente ritengo che sarebbe possibile solo entrando nell’irrazionale: è un tipo di Amore che occorre avere provato. Non è descrivibile a parole. Come diceva il Petrarca, nel suo De vita solitaria: ‘non è possibile eguagliare con la parola ciò che a stento si intuisce con il pensiero’.
Lei afferma che per essere felici è essenziale essere disponibile verso tutto e tutti. Amare in modo sincero, disinteressato, gratuito. Afferma che l’essenza del messaggio sciamanico è proprio questo, comune del resto alla religione cristiana, al Dio di Gesù che ha sacrificato il suo unigenito figlio per amore degli uomini e riscattarli dal potere della morte e dalla tirannia del demonio. Lei riesce a mettere in pratica questo atteggiamento di disponibilità e di apertura verso tutte le cose e tutti gli uomini nella vita di tutti i giorni?
Ci provo, anche se almeno in taluni casi sia parecchio arduo. Sarà più facile quando nel mio ciclo di reincarnazioni avrò raggiunto un livello di depurazione più avanzato.
Nel suo libro mette in guardia i lettori da una frangia pericolosa dello sciamanesimo, quello nero, che forse ha creato dubbi e pregiudizi in chi avrebbe voluto approfondire questa pratica. Lei afferma che è ancora molto diffuso. Ce ne può parlare brevemente?
Molti sono i corsi di introduzione allo sciamanesimo che poi potrebbe sfociare in quello nero, abbastanza spesso organizzati da insegnanti non all’altezza. Ne ricordo uno, organizzato da uno di tali abbastanza noti insegnanti e al quale ero presente, durante il quale un partecipante si è sentito poco bene: l’insegnante, non in grado di affrontare la situazione, lo ha invitato ad alzarsi e ad uscire. Dopo aver redarguito l’insegnante, ho seguito quel poveraccio e l’ho aiutato. In un altro caso e durante un corso da me organizzato, nel momento in cui una partecipante stava effettuando uno dei suoi primi viaggi sciamanici, venne “posseduta” da un’entità vagante: può capitare. Immediatamente, l’ho liberata con un esorcismo e poi è stata bene.
Incontro con l’autore – Ilario Montesi
Questo argomento ha particolare attinenza con la dottrina cattolica che vede, nelle sue diverse connotazioni, anche frange distorte popolate da soggetti che praticano lo spiritismo e l’evocazione dei morti che possono portare davvero ad effetti perniciosi. Cosa ci può dire a riguardo?
D’accordissimo. Quei medium sono dei veri disgraziati ma i partecipanti non se ne rendono conto: molto spesso ne escono intaccati e, al momento, non se ne accorgono. Ne ho conosciuto più d’uno. Come spiego nel libro, dopo aver richiamato quei poveri defunti (molto spesso appaiono dei birboncelli che si sostituiscono a loro) neanche li riaccompagnano nella dimensione dalla quale li hanno strappati e li mollano lì. Dopo, quelle anime hanno grossa difficoltà a reinserirsi nel loro percorso di distacco da questa dimensione. Quindi la nocività è doppia: non solo ci si presta a prese in giro ma, anche, è fortemente dannoso per l’entità che si vuole richiamare. Non è certo una prova d’amore come molti, illudendosi, sono portati a credere.
Spesso fa riferimento a punti in comune tra lo sciamanesimo e le altre religioni. Ci vuole dire qualcuna di queste analogie?
Non scordando che lo sciamanesimo è la madre di tutte le religioni, è facile comprendere che in comune abbiano il punto di riferimento, la ricerca di un contatto, senza o con intermediari, con l’Essere supremo che è Amore puro.
Parliamo ora della preghiera praticata dallo sciamanesimo. Come si prega, come prega uno sciamano?
Da quanto sopra indicato, si evince che nella sua essenza uguale ne sia il principio, ritualità a parte.
Sant’Alfonso Maria De Liguori diceva: “chi prega si salva, chi non prega si danna” e san Giovanni Crisostomo affermava: “l’uomo che prega ha le mani sul timone della vita”. Ha citato proprio lei questa bella frase nel suo libro. E allora? Lei ritiene che la preghiera sia una parte importante della nostra vita?
Assolutamente sì, ma quella fatta con il cuore, non mnemonicamente con le sole labbra. Non con quella, come giustamente ha detto papa Francesco, fatta come i pappagalli.
Dott. Montesi, lei prega di più secondo la tradizione sciamanica o le sue orazioni sono anche cristiano cattoliche?
Rivolgersi al tramite della natura, o direttamente al suo Creatore, non fa molta differenza. Mi riferisco alla sua essenza, che è una.
Ci accenni brevemente alla ritualità dello sciamanesimo. Lei parla di “purezza di intenti” del vero sciamanesimo. A cosa si riferisce esattamente?
La purezza di intenti è esattamente la stessa, nei santi o nei grandi veri sciamani. In entrambi i casi istintivamente tengono un comportamento consono alla più rigorosa eticità. Con la loro empatia agiscono nel bene e per il bene.
Nella pratica sciamanica c’è tutta una serie di pratiche e di strumenti accessori necessari per i vari riti. Ce ne può parlare? E soprattutto a cosa servono esattamente? Che funzione hanno?
Teniamo presente che tutte le pratiche sciamaniche hanno avuto origine molte decine di millenni fa e da allora sostanzialmente non son mutate. Nella sua ricerca di un mezzo che agevolasse il suo contatto con realtà superiori tramite uno stato alterato di coscienza, già allora gli sciamani lo avevano individuato nel suono ritmato, di sonagli o tamburi, con una cadenza identica alla musica moderna “da sballo”. Talvolta si ricorre anche al canto, sempre però previ opportuni riti purificatori soprattutto con il fumo in quanto, altrimenti, lo sciamano non si riterrebbe degno di nemmeno iniziare ad avvicinarsi a realtà superiori. Lo scopo di tale approccio è il provocare appunto uno stato alterato di coscienza per staccarsi da questa realtà. Al proposito, tra gli strumenti ricordo la matrice tipicamente sciamanica della purificazione con incenso in uso anche nei riti cristiani.
Incontro con l’autore – Ilario Montesi
Siamo andati un po’ a ritroso nella nostra analisi. Prima degli strumenti, della ritualità e della preghiera, bisognerebbe parlare del rilassamento e della purificazione.
Sono entrambi prodromici, al primo si perviene con lo stato alterato di coscienza (tranne che in alcuni riti amazzonici, escludendo le droghe) e della seconda ne abbiamo appena parlato.
Lei nel suo libro accenna all’esempio di un vescovo cattolico che è stato al centro di un pesante scandalo, sto parlando di Mons. Milingo; ha messo a confronto le sue spesso contestate messe di guarigione con alcune pratiche dello sciamanesimo come ad esempio la purificazione. Come si attua quella sciamanica?
In modo identico. Lo scandalo al quale lei si riferisce è stato artatamente gonfiato e portato avanti nonostante fosse infondato. L’ho conosciuto abbastanza bene e al riguardo posso dire che si trattava di persona con altissima spiritualità e proprio per questo è iniziata la sua caduta in disgrazia. All’epoca, mi aveva palesato le sue perplessità circa l’effettivo livello di spiritualità nella maggior parte del clero. È lui che mi ha fatto venire a mente quanto scritto nell’Apocalisse di San Giovanni (2.2): “coloro che dicono ma non sono apostoli”. Le loro carenze si manifestano soprattutto nell’incapacità di effettuare guarigioni, come Gesù aveva invece tanto raccomandato ai suoi Apostoli quando disse loro di andare e nel Suo nome guarire gli infermi: rarissimi sono i ministri di culto che, indipendentemente dal loro livello gerarchico, mi risulta ci riescano.
A tal proposito e al contrario di quello che i Media hanno fatto credere, la vera colpa di Milingo è consistita nel non aver voluto abiurare i doni maturati grazie alla sua incrollabile fede, che egli chiamava “fede con certezza”: Milingo aveva voluto rispettare e applicare rigorosamente, riuscendoci in pieno, quanto Gesù aveva detto: questa è stata la vera causa della sua messa al bando. Sentendosi isolato e abbandonato, è stato facile preda di chi l’accudiva e che avevo conosciuto: così è finito in Corea. L’ambiente del Vaticano, per la maggior parte frequentato da prelati ancor oggi ma soprattutto allora troppo attaccati agli interessi materiali e quindi incapaci di seguirlo sul percorso delle guarigioni, non poteva che essergli ostile. L’avevano perfino segregato, sotto stretto controllo di due suore, minacciandolo di ritirargli il passaporto vaticano (che poi mi risulta abbiano comunque fatto) se non fosse receduto dalla sua posizione, Ma nel nome di Dio egli si era rifiutato: ha sempre insistito nel sostenere che a Dio aveva giurato fedeltà ed era sua ferma intenzione mantenere la parola. Nel pensiero di Milingo solo un Volere Superiore, esaurita la spinta iniziale, ha consentito alla Chiesa di sopravvivere in attesa di tempi migliori. Con papa Francesco questi sembrerebbero iniziare finalmente ad arrivare.
Ho notato che c’è sempre un sottofondo di ottimismo in ciò che scrive, segno di una persona che crede all’uomo e alla sua evoluzione. È anche ammirabile l’entusiasmo con il quale annuncia la dottrina sciamanica e i termini della sua ricerca che dura da molti anni. Da questo punto di vista lei avrebbe diritto ad un Oscar se ne fosse istituito uno; e lo dico alla luce di ciò che è il mondo oggi, visto che la maggior parte della gente non si cura granché delle cose spirituali e di ciò che sarà di noi dopo che saremo usciti dalla scena di questo mondo.
La ringrazio ma semplicemente mi ritengo uno che, nel mio grande libro del cosiddetto destino, già fosse scritto quanto poi è accaduto. In merito alla ricerca sull’approfondimento della dottrina sciamanica, sinceramente l’ho un po’ abbandonata in favore di stadi spiritualmente più avanzati.
Nel suo libro, che traccia le linee fondamentali della pratica sciamanica, lei accenna anche ad un’intensa esperienza vissuta a Medjugorje che è uno dei riferimenti più importanti per tanti fedeli cattolici. Ci racconti di questo suo viaggio in quel piccolo centro della ex Jugoslavia, dove, si dice, nel 1981 sarebbe apparsa la Madonna a sei giovani fanciulli.
Molto in breve, mi ha consentito di avanzare di qualche altro passo nel mio cammino di avvicinamento ad una maggiore convinzione nella ineluttabilità delle coincidenze e ad una maggiore spiritualità. Quella esperienza già la descrivo con molti dettagli e la trovo qui impossibile da comprimere in poche parole.
Incontro con l’autore – Ilario Montesi
Siamo quasi alla fine del nostro incontro. Lei afferma che alla base della dottrina sciamanica c’è la virtù dell’umiltà, cioè la capacità di conseguire l’annichilimento del proprio Ego. Traguardo complesso da raggiungere visto che il nostro Io emerge in modo preponderante nella nostra vita di tutti i giorni. Cosa suggerisce per raggiungere questo traguardo?
Convengo sia tutt’altro che facile. Un po’ fa parte della propria natura ma il grosso ritengo sia perseguibile con un forte impegno per distaccarci da questa dimensione, soprattutto con la meditazione o la preghiera, due termini per esprimere sostanzialmente lo stesso concetto. Veda, nella prima parte della mia vita ho tenuto un ruolo di primo piano in un importante gruppo industriale attivo anche all’estero, con società quotate in borsa anche al di fuori dei nostri confini: ciò ha implicato notevoli assunzioni di responsabilità, che mi hanno coinvolto in posizioni nelle quali l’Ego emergeva ad ogni piè sospinto. Ciononostante, ne sono uscito, di certo molto aiutato dal mio kharma.
E per chiudere vorrei che ci chiarisse una dichiarazione da lei fatta nel suo libro che è questa: “tutti i santi sono stati pure grandi sciamani”, individuando forse un altro punto in comune con la religione cattolica. Cosa vuol dire?
Molto semplicemente, sostengo che entrambi perseguono un contatto DIRETTO con l’Uno, creatore di tutte le realtà, in questa ed in altre dimensioni. Hanno lo stesso modo di vivere, lo stesso raggiunto distacco. Solo i percorsi di avvicinamento possono essere diversi, ma solo per quanto riguarda le astinenze: a quanto mi risulta, rigorose per i primi ma assenti per i secondi.
Chiudiamo con una frase da lei citata nel libro: “la vita di tutti noi già è stata scritta nel cosiddetto gran libro del destino”. Vuol dire che tutti noi abbiamo un destino segnato sul quale non possiamo agire in alcun modo, oppure c’è spazio per la nostra libera iniziativa?
Come meglio spiego nel libro, paragonerei il libero arbitrio ad un pesciolino libero di nuotare in ogni direzione di quel largo fiume rappresentato dal gran libro del destino. In altri termini, in ogni momento della nostra vita ritengo siamo liberi di affrontare delle scelte che ci possono anche portare fuori da quel gran libro.
Grazie dott. Montesi della sua pazienza. Durante questo incontro ci ha davvero fornito una panoramica esaustiva sullo sciamanesimo e allora ricordiamo il titolo del libro…
“Sentieri di luce – ascesa verso l’amore puro”, edito da Reverdito e disponibile nelle librerie italiane e su tutte le piattaforme online.
Vorrei anche ricordare che il dott. Montesi ha organizzato in passato e credo che lo farà anche in futuro, numerosi incontri e seminari di presentazione delle pratiche sciamaniche e del suo libro. Che cosa ha in programma prossimamente?
Come diceva Lorenzo de’ Medici, “del doman non v’è certezza”. L’unica cosa di cui posso essere certo è che non ho alcuna intenzione di organizzare altri seminari di presentazione di pratiche sciamaniche.
Grazie davvero dott. Montesi, la salutiamo con un grande in bocca al lupo per il suo libro… o forse potremmo farlo alla maniera sciamanica…
Che io sappia, non esiste una maniera sciamanica ma conosco solo quella nostrana. Cioè, “crepi il lupo” e grazie a lei.
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Incontro con l’autore – Ilario Montesi. Intervista di Beppe Amico (giornalista, scrittore, consulente di marketing).
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